Il “Volk” tedesco, modello di Stato nazionale-patriottico

Accanto alle diverse manifestazioni di nazionalismo di stampo liberale, che possono essere tutte idealmente collocate nell’ambito dei movimenti popolari per la nazionalità e per la libertà, ci furono altre esperienze che, tanto nel mondo germanico quanto in quello europeo, colsero nell’idea di nazione valenze profondamente diverse da quelle liberali, progressiste e cosmopolitiche che caratterizzarono i movimenti descritti nel precedente articolo (http://ipercorsidellastoria.altervista.org/nazionalismo-liberale-nel-mondo-germanico/), e che portarono alla nascita del “Volk”.

“Nel periodo della Restaurazione sopravvive, anzi si alimenta lo spirito nazionalistico che aveva animato le guerre di liberazione anti-napoleoniche. Ne sono espressione le Deutsche Burschenschaften, i movimenti studenteschi patriottici che hanno alcuni momenti di densa concentrazione politico-simbolica come la grande festa della Wartburg (1817), l’uccisione nel 1819 da parte dello studente Karl Ludwig Sand del famoso drammaturgo August Friedrich Ferdinand von Kotzebue, provocando le decisioni di Karlsbad con l’introduzione della censura preventiva che determina forti limitazioni della libertà, la festa di Hambach (1832) in cui è presente la borghesia insoddisfatta che addirittura acclama Ludwig Börne, il grande patriota libertario, la diffusione della “Giovane Germania”, il grande scalpore dato dalla privazione della cattedra universitaria nel 1837 dei “sette di Gottinga”, professori universitari fra cui il fisico Eduard Weber, lo storico della letteratura Georg Gottfried Gervinus, l’orientalista Friedrich Christoph Dahlmann e soprattutto i fratelli Grimm, Jacob e Wilhelm, quest’ultimo futuro asse portante dell’Assemblea nazionale di Francoforte, perché protestavano contro l’abolizione della costituzione di Hannover; la brutale repressione nel 1844 da parte delle truppe prussiane della sollevazione dei tessitori slesiani affamati. Ne è intensa testimonianza la potente ballata Die Weber, composta da Heinrich Heine e pubblicata su “Vorwärts” di Karl Marx”.

Bisogna quindi far riferimento, per esempio, alla festa di Hambach che nel 1832 raccolse migliaia di Tedeschi intorno alle bandiere nere delle unitarie Burschenschaften (associazioni studentesche). In quel momento, per la prima volta, si dichiarò che alla “libertà senza unità” era preferibile “l’unità senza libertà”. Questa preferenza era all’origine della concezione nazionalistica della nazione, o, se si preferisce, del nazionalismo reazionario. Si rifiutava dunque il processo della storia moderna che aveva scoperto nella nazione il momento del “contratto sociale”, l’associazione spontanea dei cittadini intorno a un progetto politico da realizzare, e si tornava alla nazione considerata come involucro territoriale, realtà soltanto naturale.

Si configurava così il modello dello Stato nazionale-patriottico. Nasceva il mito della nazione intesa come una società antica e incorrotta. Un mito entro il quale l’uomo poteva rifugiare le proprie convinzioni per dimenticare le contraddizioni del presente e ritrovare il rapporto con un ordine di valore eterni. Questo rapporto poteva essere instaurato attraverso il contatto diretto con la natura e tramite la riscoperta delle tradizioni. Stabilire questo rapporto significava fondersi con lo spirito popolare, con il “Volk” (che letteralmente significa popolo, anche se nel primo Ottocento aveva assunto nel linguaggio dei nazionalisti tedeschi il significato di etnia, di un qualcosa che consentiva all’uomo di entrare in contatto con una realtà decisamente più grande di lui). Il tema del “Volk” e l’idea della nazione (“Volkstum”) sottintendevano una concezione irrazionalistica del mondo e una visione dell’uomo subalterno a forze che lo trascendono.

Deriva da queste premesse il filone più vistoso del movimento nazionalistico germanico, caratterizzato dai miti teutonici. Connesso a questo sentimento emergente il pensiero di quei teorici che, nei primi decenni dell’Ottocento, elaborarono un modello di Stato nazional-patriottico destinato, nel corso del secolo, a porsi in antitesi con gli ideali del cosmopolitismo dei Lumi e dello Stato nazional-popolare della Rivoluzione francese, per concludersi, negli anni Sessanta, nel Reich di Bismarck: uno Stato reinserito integralmente all’interno degli ideali della natura e della potenza.

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